Festival 2015, la decima storica edizione

 

Sembra passato poco tempo da quando, nel 2006, in appena due settimane, si riuscì ad organizzare la prima edizione del Festival Regionale di Canto a Braccio. Nato da un’idea dell’Assessore alla Cultura del Comune di Borbona Corgentile Domenico e dalla tenace testardaggine dell’allora Sindaco Antonio Durante, il festival è riuscito quest’anno a raggiungere l’importante traguardo dei dieci anni.

Ed è proprio per questa importante ricorrenza che ad esibirsi sul palco nella serata di venerdì 18 è stato invitato Ambrogio Sparagna, vera e propria star dell’organetto, magistralmente coadiuvato da un grande nome della musica popolare italiana come Erasmo Treglia.

 

Erasmo Treglia e Ambrogio Sparagna

 

Dopo alcune ottave di saluto da parte dei cantori Paolo Cioni (“Paolino”), Pietro De Acutis e Francesco Marconi, i due suonatori hanno deliziato con la loro musica il pubblico, presente in gran numero nell’apposita tensostruttura allestita per il festival.

Dopo l’esibizione dei due grandi musicisti, sul palco le “giovani promesse”: numerosi ragazzi, provenienti dai paesi del circondario di Borbona, “armati” di organetto, ciaramelle e tamburelli, con i quali hanno intrattenuto gli spettatori sino a tarda sera. Coadiuvati da Franco Moriconi, Marco e Alessandro Calabrese hanno suonato Armando Calabrese (figlio di Marco), Dario Persio, Ramon Micarelli, tutti di Bacugno di Posta, i tre fratelli Mariani: Enrico, Diego ed Alessio di Castiglione (Montereale), Gianluca Agresta da Rieti ma originario di Borbona,  Eleonora Cenfi di Piedimordenti, Luigi Foglietta di Verrico di Montereale, Andrea Tofani di Rieti.

Da segnalare uno sfrenato “saltarello” (ballo tradizionale del luogo), davanti al palco, tra il Sindaco Maria Antonietta Di Gaspare e Alessandro Calabrese.

 

Erasmo Treglia e Ambrogio Sparagna con le "giovani promesse"

 

Dopo la serata del venerdì, prettamente dedicata alla musica, il sabato sera, come di consueto, è dedicato totalmente al canto a braccio. Si inizia con il saluto del Sindaco di Borbona Maria Antonietta Di Gaspare, visibilmente commossa ed emozionata nel ricordare tutte le edizioni passate, sottolineando una dedica del festival a tutti i “buoni”, cioè a tutti coloro che ogni anno si adoperano per l’organizzazione e la realizzazione di questo importante evento.

Un breve discorso anche da parte di Valentina Padovan, in rappresentanza della Rete Italiana di Cultura Popolare, associazione di promozione sociale con la quale il Comune di Borbona collabora da tempo, in maniera proficua, per la realizzazione del Festival e la diffusione della cultura della poesia estemporanea, tant’è che l’intera serata è stata trasmessa in streaming , assieme alla sempre presente MEP Radio organizzazione dell’attivissimo Massimo Spadoni, sul sito della Rete.

Presente anche, con riprese video, la ricercatrice Cristina Ghirardini, dal 2014 impegnata in una ricerca sul campo nell’ambito di un progetto dell’Università di Firenze sulla etnomusicologia.

 

i cantori sul palco: da sin. Paolo Cioni, Alessio Runci, Francesco Marconi, Pietro De Acutis, Marco Betti, Marco Calabrese

 

Poi i due bravi presentatori (anche loro poeti a braccio), Marco Calabrese e Francesco Giamogante, chiamano uno ad uno i cantori; salgono sul palco: per la Toscana Stefano Prati, Marco Betti, Emilio Meliani (vincitore a Borbona nel 2013); per il Lazio Felice Vanni e Alessio Runci da Leonessa, Pietro De Acutis da Bacugno (Posta), Marconi Francesco di Scanzano di Cittareale ed il borbontino Paolo Cioni applauditissimo dopo il ritorno da una lunga assenza dovuta ad un grave incidente; Unico rappresentante abruzzese  il sempre bravo Berardino Perilli da Campotosto (AQ).

Dopo le tradizionali ottave di saluto, rese difficili dal fatto che tutti i poeti dovevano necessariamente citare il loro luogo di provenienza, la prima esibizione con il tema, in sintonia con l’anno dell’Expo, del cibo. Ai poeti viene chiesto di esprimersi con un’ottava ciascuno su un vero e proprio menù: inizia Betti con “l’antipasto”, poi Vanni con il “primo piatto” per il quale viene scelta, vista la vicinanza geografica, una “amatriciana”, Prati con il “secondo piatto”, Runci con il “contorno”, a Cioni il “vino”, per Perilli il “caffè”, De Acutis con “il dolce”, Marconi con “l’ammazzacaffè”, poi Meliani con l’ingrato compito di fare un’ottava sul tema “il conto”.

 

i cantori improvvisano al suono delle ciaramelle

 

A seguire i contrasti, con la contrapposizione tra due poeti su tematiche proposte dai presentatori. Iniziano i toscani Vanni-Betti con il contrasto “la natura e la mano dell’uomo”; poi Prati-Meliani con “il braccio-la mente”; De Acutis-Runci con il contrasto, molto popolare tra gli anni trenta e cinquanta del secolo scorso, Coppi-Bartali; poi Marconi-Perilli con “donna bella e povera-donna  brutta e ricca” a concludere Meliani-Cioni con la contrapposizioneToscana-Lazio, che ha dato origine ad ottave ricche di divertente campanilismo.

Si ritorna al tema unico, quello degli animali, con i soggetti da interpretare estratti a sorte dal pubblico da un cestino: inizia Pietro De Acutis con “il maiale”, poi Felice Vanni con “il leone”

Prati con “il cavallo”, Runci con “la spinosa” (l’istrice in dialetto), Meliani con “l’aquila”, Betti con “la talpa” (tema abilmente sviluppato nei tre significati del termine: l’animale, l’infiltrato clandestino e il macchinario per scavare le gallerie), Cioni  “il lupo”, Perilli “l’asino”, Marconi “il cane”. Poi di nuovo i contrasti: per primi Prati e Runci col tema “automobilista frettoloso-pastore con il gregge di pecore sulla strada”, poi Vanni-Marconi con “stalla e alpeggio”, Betti-De Acutis alle prese con un tema di tragica attualità “Europa e profugo”, Perilli-Meliani con “peccatore-prete” e infine il borbontino Paolo Cioni e il leonessano (di Terzone) Runci con un contrasto molto “particolare”: Borbona-Leonessa

A seguire, sino a tardi, ciaramelle, organetto e tamburelli con sul palco i fratelli Mariani di Castiglione (Montereale), Marco Calabrese e il borbontino “Ciocco” alias Giovambattista Teofili.

 

il toscano Marco Betti

 

Ma il festival non finisce qui. Domenica pomeriggio, con inizio alle 13:00, pranzo con i cantori sotto il tendone con menù di mezzemaniche all’amatriciana e contorno di verdure e lenticchie con salsiccia, il tutto per la modica cifra di 5€.

Tra il pubblico, in veste non ufficiale, gli scrittori Laura Pariani e Nicola Fantini, molto interessati e divertiti dallo spettacolo offerto dai poeti a braccio e dai musicisti.

Poi di nuovo sul palco Francesco Giamogante e Marco Calabresi a presentare nuovi tenzoni poetici. Iniziano Alessio Runci e Ezio Bruni col contrasto “cibi di casa e cibi del ristorante”, poi il divertentissimo e tutto toscano contrasto “Dante Alighieri-Galileo Galilei” tra Marco Betti ed Emilio Meliani, con ognuno impegnato a difendere il proprio illustre concittadino essendo Betti fiorentino e Meliani pisano; seguono Ennio De Santis e Francesco Marconi con “moglie-amante del marito”; poi Pietro Benedetti e Donato De Acutis con il tema “lo sportivo-il pigro”; ancora un tema “campanilistico” con il laziale Alessio Runci a difendere il Colosseo ed il pisano Emilio Meliani la Torre di Pisa; infine Ezio Bruni di Artena e Pietro De Acutis con “il cittadino-il sindaco”.

 

tamburelli e organetti

 

A seguire il suono delle ciaramelle ed i poeti che intonano quartine e terzine; salgono sul palco la coppia di poeti Marinella Marabissi, toscana ed unica poetessa presente al festival, ed il marito Angelo Rossetti, originario di Sant’Angelo di Leonessa,

Una dedica a tutti i poeti a braccio da parte di Riccardo Desideri di Rieti con una sua composizione in ottava rima.

Finale sino a sera, con la musica delle ciaramelle ed un invito a ballare il saltarello al ritmo del tamburello e dell’organetto suonati a rotazione da Andrea delle Monache, Franco Moriconi di Cittareale, Luigi Lupo da Campotosto, Giovambattista Teofili “Ciocco” di Borbona, Renato Pica, Armend Ameti.